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La laurea magistrale serve davvero?

Molti studenti vengono attanagliati da un dubbio amletico: la laurea magistrale servirà davvero per entrare nel mondo del lavoro?

Una domanda lecita, la cui risposta dipende molto dal percorso universitario che ognuno desidera intraprendere, dal modo in cui decide di impostare il suo percorso, e, soprattutto, a che livello di carriera si aspira ad arrivare.

Alcuni sostengono che ottenere la laurea triennale e poi fermarsi abbia poco senso perché equivarrebbe a non averla, altri invece difendono la posizione opposta, ovvero quella secondo cui i tre anni di studio e sudore sarebbero una qualifica sufficiente per l’inserimento nel mondo del lavoro e che la laurea magistrale sia semplicemente un rallentamento.

Da che parte sta la ragione? Cerchiamo di fare chiarezza su questo punto.

La riforma Berlinguer dell’Università del 1999, comunemente denominata 3 + 2, ha istituito due livelli di preparazione, dando così la possibilità agli studenti di valutare dopo i primi 3 anni, se proseguire o meno gli studi con una laurea magistrale. La magistrale in pratica sostituisce quella che prima veniva chiama laurea specialistica o, in alcuni casi, la specializzazione.

Sono molti gli studenti che non riescono, o non vogliono, completare il percorso di studi con la laurea magistrale, completando solo i primi tre anni, ma non è detto che il biennio sia sempre  necessario. Infatti, esistono nel mondo del lavoro numerose professioni alle quali si può accedere con il solo titolo triennale, che viene visto come un percorso già abbastanza completo, e, scegliendo adeguatamente il corso di laurea consono alle proprie competenze tra quelli disponibili (come quelli offerti da Unicusano), si può tranquillamente trovare lavoro una volta completati gli studi.

L’unica differenza tra la laurea triennale e la laurea magistrale è, sicuramente, quella inerente alle competenze acquisite durante il percorso di studi. La laurea triennale ha, infatti, come scopo fondamentale quello di creare delle conoscenze di base. Le materie affrontate sono diverse, di varie aree disciplinari, e ad ampio raggio, per avere un’infarinatura generale nel settore d’interesse. Il biennio magistrale, invece, prevede di solito un numero minore di discipline e un minor numero di crediti, ma ognuna di esse viene ben approfondita, allo scopo di dare allo studente una vera e propria competenza in materia.

Il percorso di studi del triennio inoltre è molto teorico, data anche la sua natura più generica dei corsi di laurea presentati, mentre la specializzazione magistrale affianca solitamente molte attività che coinvolgono lo studente in discussioni, laboratori e presentazione di tesine. Il risultato è che il laureato magistrale ha maggiore dimestichezza nel comunicare, ha metodo critico, capacità di analisi più avanzate e maggiore abilità di muoversi all’interno del proprio percorso accademico.

Per alcuni lavori può anche essere sufficiente la sola laurea di tre anni, ma la discriminante per chi decide di fermarsi esiste ed è reale. Per cui, a meno che non si decida di seguire un percorso triennale che permetta di accedere direttamente alla professione, è consigliabile considerare una specializzazione, o con laurea magistrale o, ancora meglio, scegliendo un master che permetta di approfondire le conoscenze pratiche utili al mondo del lavoro, in modo tale da poter completare la propria preparazione.

Detto questo, la scelta del percorso universitario è fondamentale per lo studente ed è bene che esso sia il più completo possibile in modo tale che quando si presenterà nel mondo del lavoro non presenti lacune o carenze. Per questo motivo, una volta finiti gli studi della laurea triennale, è bene valutare tutte le offerte formative che l’istruzione propone poiché, anche se non fondamentale, la laurea magistrale è in grado di dare una spinta nell’inserimento nel mondo del lavoro.

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